[RECENSIONE] CALL of DUTY: WARLD at WAR
Genere: FPS
Sviluppatore: Treyarch
Distributore: Activision
Lingua: Italiano
Giocatori: 1-18
Piattaforma: PS3/XBOX/PC/PS2/NDS/WII
Disco blu-ray | PSN: Disco | DLC extra
Data di uscita: 14 ottobre 2008
Sito ufficiale: CALL of DUTY: WARLD at WAR
INTRODUZIONE – La difficile eredità
Il 2007 è stato l’anno di Infinite Ward, la quale, con lo sviluppo di “Call of duty: modern warfare”, ha ottenuto elogi sia da parte della critica che del pubblico. Nel 2008 il testimone è tornato a Treyarch, la quale ha dovuto sviluppare un nuovo capito del celebre brand tentando di non far rimpiangere i risultati eccelsi raggiunti dal predecessore. Purtroppo “Warld at war” non eguaglia “Modern warfare” per vari fattori in primis a causa “del ritorno all’origine” con una ambientazione all’epoca della Seconda Guerra Mondiale che risulta un po’ noiosa a causa degli innumerevoli titoli dedicati a questo triste capitolo della storia dell’uomo. Comunque, il lavoro della Treyarch si attesta su livelli decisamente sopra la media e, inoltre, si distingue per una innovativa modalità multiplayer davvero spassosa e che vedremo inseguito.
LA TRAMA – Ritorno all’origine
In “Call of duty: warld at war” rivivremo gli eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale nei panni di tre soldati impegnati in diversi fronti.
Il primo è il soldato Miller, in forze alle truppe americane entrate in guerra all’indomani del “giorno dell’infamia”, il 7 dicembre 1941, quando i velivoli giapponesi spazzarono via la flotta statunitense di stanza a Pearl Harbor. Con Miller avanzeremo nel fronte Orientale fino a giungere ad Okinawa.
Il secondo è il soldato Petrenko, cecchino/cacciatore facente parte dell’Armata Rossa. Inizieremo fingendoci morti fra i cadaveri di una piazza di Stalingrado, in un incipit che rammenta moltissimo il film “Il nemico alle porte”, per giungere fino al centro di Berlino sul tetto Reichstag (il parlamento) ad ammainare la bandiera tedesca e sostituirla con quella russa. Nei panni di Petrenko le ambientazioni cambieranno passando dalla fitta vegetazione del Pacifico alle abitazioni ridotte in macerie della Russia e della Germania.
Il terzo è il sottoufficiale Locke utilizzabile solo durante una singola sequenza su un idrovolante impegnato in combattimento sopra le acque del Pacifico.
Al di là della collocazione storica il plot narrativo non si sforza di elaborare “una storia nella storia” rendendoci partecipi di una qualche esperienza umana dei protagonisti.
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IL GAMEPLAY – Nulla di nuovo su questo fronte
Così come il brand ci ha abituato nel corso degli anni, anche questo “Call of duty: warld at war” presenta i soliti pregi e difetti. Fra i pregi si annoverano la qualità del comprato tecnico, il gameplay solido e l’alto livello di spettacolarità dell’azione di gioco, mentre fra i difetti non si possono tacere la rigida linearità con tanto di “muri invisibili”, il continuo arrivo di nemici finché non si è avanzato nell’unica direzione praticabile, gli scenari indistruttibili e, questo è un mio cruccio, l’assenza di una modalità copertura che non è mai stata una prerogativa della saga ma che oggigiorno non manca fra gli FPS di un certo livello. Come già detto, sia i pregi che i difetti sono già noti essendo “propri” (per certi versi “cronici”) della serie, tuttavia, il titolo riesce a farsi molto più che “solo” apprezzare.
La tipologia delle missioni non cambia rispetto al passato. Sul fronte del Pacifico cadremo spesso vittime di imboscate a causa dell’abilità dei giapponesi di mimetizzarsi con la vegetazione rendendosi quasi invisibili specie quando si nasconderanno fra i rami degli alberi, oltre ad attraversare la foresta dovremo anche avanzare sul campo di battaglia in mezzo alle trincee e distruggere obiettivi sensibili quali postazioni di mortai o mitragliatrici.
Sul fronte Occidentale seguiremo la marcia inarrestabile dell’Armata Rossa da Stalingrado fino a Berlino, in questo caso le missioni assomiglieranno maggiormente a scontri di guerriglia urbana con i soliti fini strategici appena menzionati.
Fra le parti meglio riuscite ricordiamo una sequenza di cecchinaggio a Stalingrado, molto simile a quella a Chernobyl in “Modern warfare”, una battaglia fra carri armati dotati anche di lanciafiamme e uno scontro su un idrovolante con torrette mitragliatrici in una suggestiva battaglia navale ed aerea.
Le armi disponibili rientrano fra le classiche tipologie. Potremo adoperare pistole, fucili mitragliatori, fucili di precisione, lanciarazzi, bombe a mano, fumogeni e molotov. Una new entry è il lanciafiamme, spettacolare per resa grafica e ottimo per gli scontri ravvicinati o per mettere fuori uso i bunker.
L’IA si attesta su buoni livelli specie per quanto riguarda le cariche con baionetta dei soldati giapponesi, contrastabili schiacciando per tempo il tasto R3, e per le granate lanciate in continuazione, tuttavia, può capitare di assistere a comportamenti inspiegabili con nemici che si lanciano in assalti poco convincenti diventando “carne da macello”.
L’interattività, come riportato sopra, è un limite del titolo. Sono pochissimi gli elementi dello scenario con cui interagire ne è prova una ambientazione molto curata tecnicamente ma del tutto indistruttibile. Infine, tiro in ballo l’esplorazione; a causa della rigida linearità il gioco non offre stimoli in tal senso tant’è che gli unici oggetti da ricercare sono le 13 “carte della morte”.
IL COMPARTO GRAFICO E SONORO – Grande impatto visivo e sonoro
Uno dei grandi pregi della saga di “Call of duty” è la capacità da parte degli sviluppatori di creare situazioni di impatto visivo notevole grazie ad un buon comparto tecnico e ad una spettacolarità dell’azione su schermo non certo comune: “Warld at war” in questo non delude.
La resa grafica è davvero notevole. Si apprezza l’immagine pulita, con un alto numero di dettagli e un frame-rate costante. Il top è raggiunto nella resa delle location (seppur indistruttibili), specie la foresta in territorio giapponese caratterizzata da una vegetazione suggestiva in quanto molto realistica.
Anche il livello di dettaglio nella ricostruzione delle armi è notevole e si fa apprezzare, sublime il particellare nella resa del fuoco e comunque buono in tutti i rimanenti effetti.
L’unico neo è identificabile nella “spigolosità” riscontrabile fra i modelli poligonali dei protagonisti “in carne ed ossa” (anche questo è un “difetto tipico” della saga).
Il comparto sonoro si distingue, addirittura, per un livello qualitativo ancora più alto di quello raggiunto dal comparto grafico. All’effettistica buona ma non ottima si affianca una colonna sonora molto coinvolgente e un riuscito doppiaggio in italiano specie per scelta delle voci.
LONGEVITA’ E MULTIPLAYER – Single player breve, multiplayer “pauroso”
La longevità di “Warld at war” in single player denuncia, al pari di “Modern warfare”, una durata molto al di sotto della media degli attuali FPS. Si può dare una stima sulle 6, massimo 7 ore a livello di difficoltà Veterano (il più difficile).
A controbilanciare una simile longevità ci pensa, ancora una volta al pari di “Modern warfare”, un comparto multiplayer, definito sopra, “da paura” per la sua completezza. Infatti, non solo potremo con quattro amici rigiocare on-line la campagna terminata in singolo ma potremo anche affrontare molte altre modalità: “Addestramento” (si tratta di un deathmatch tutti contro tutti per principianti con utenti compresi fra il livello 0 e 8), “Macth a squadre” (ovvero il deathmatch a squadre), “Deathmatch a squadre mercenari” (anche questo è un deathmatch però con squadre casuali dove non sono ammessi gruppi o clan), “Tutti contro tutti” (ancora un deathmatch tutti contro tutti ma per utenti esperti), “Guerra” (in cui dovremo catturare tutti i punti di comando), “Guerra al suolo” (deathmatch a squadre con 18 giocatori), “Cattura la bandiera”, “Cerca e distruggi” (consiste nel difendere o distruggere un obiettivo), “Quartier generale” (bisogna conquistare e tenere un base operativa), “Domino” (in cui sarà chiesto di recuperare tre bandiere), “Sabotaggio” (è necessario distruggere per primi una bomba posta al centro del livello), “Tattica a squadre” (modalità di gioco con squadre ridotte) e “Veterano” sbloccabile solo al raggiungimento del ventinovesimo livello.
Il multiplayer si completa grazie ad un sistema di ricompense da conquistare a suon di incontri on-line in modo da aver accesso a nuove armi e potenziare le nostre capacità, ovviamente giocando si accumulano Punti Esperienza e si sale di livello.
Ci sono altre chicche quale la possibilità di richiedere, dopo tre uccisioni di fila, una ricognizione spia che ci rivelerà la posizione dei nemici sul radar in alto a sinistra, dopo cinque uccisioni, un attacco aereo e, dopo sette uccisioni, un temibile branco di cani.
L’ultima modalità, ma non per importanza, è Nazi-Zombi: andando alla voce “Giocatore singolo”, “Selezione missione”, “Zombi nazisti” ci troveremo barricati in una casa contro la quale avanzeranno, lenti ma inesorabili, orde ed orde di zombi. L’unica cosa da fare è resistere il più possibile, visto che non è prevista alcuna fine.
CONCLUSIONI – Solita storia ma buon risultato
Alla resa dei conti “Warld at war” si dimostra un buon FPS ma ancora zeppo dei limiti cronici della saga quali la rigida linearità, i nemici infiniti, gli scenari indistruttibili, l’assenza della modalità copertura e il ritorno ad una ambientazione databile alla Seconda Guerra Mondiale. Nonostante tutto, il solido gameplay, l’ottimo comparto tecnico e l’unicità dell’azione di gioco, contraddistinta da una brillante spettacolarità cinematografica, unita alla “delirante” modalità Nazi-Zombi giustificano l’acquisto non solo da parte di ogni singolo fan di “Call of duty” ma anche da parte di chi voglia semplicemente giocare un buon sparatutto in prima persona. La nuova chiamata alle armi è giunta!
Pro:
– Buon comparto tecnico
– Gameplay solido
– Divertente
– Multiplayer “da paura”
Contro:
– Lineare
– Scenari indistruttibili
– Non c’è la modalità copertura
– Privo di innovazioni
GIUDIZIO
Grafica 8,5
Sonoro 9
Gameplay 9
Trama 6
Longevità 8
Rigiocabilità 8
TOTALE 8,1
Autore: enea83