[RECENSIONE] ALONE IN THE DARK: INFERNO

 
 
Genere: Azione
 
Sviluppatore: Eden Studios
 
Distributore: Atari
 
Lingua: Italiano
 
Giocatori: 1
 
Piattaforma: PS3/XBOX/PC
 
Disco blu-ray | PSN: Disco
 
Data di uscita: 13 novembre 2008
 
Sito ufficiale: Alone in the dark
 
INTRODUZIONE – L’iniziatore di un genere
Il survival horror è un genere associato tradizionalmente a “Resident Evil” fin da quando quest’espressione comparse sulla confezione giapponese del gioco nonché nel gioco stesso in fase di caricamento.
Tuttavia, i “teorici più attenti dei videogiochi” identificano l’iniziatore del suddetto genere nel primo “Alone in the dark” giunto sugli scaffali dei negozi nel 1993. In effetti, il primo “Alone in the dark” era terrificante non solo per atmosfere ma anche per la voluta legnosità dei comandi che trasmetteva un costante senso di impotenza di fronte al male, per non parlare, poi, della difficoltà inaudita delle sequenze di gioco.
Tornando ai giorni nostri, provando questo “Alone in the dark: inferno” ci rendiamo conto che del survival horror c’è ben poco: le creature sono orribili ma non terrorizzano, le armi ci sono e i proiettili (fin troppi) pure. Insomma, il titolo della Eden Studios è “solo” un gioco d’azione giocabile sia in prima che in terza persona con qualche enigma e qualche “particolare” sequenza platform: sopravvivere non sarà un’impresa.
 
LA TRAMA – Il ritorno di Edward Carnby
Nel primo “Alone in the dark”, ambientato nella Luisiana del 1925, l’utente poteva scegliere di impersonare Emily Hartwood o l’investigatore privato Edward Carnby, proprio quest’ultimo è il protagonista di “Alone in the dark: inferno”.
Il “nostro investigatore” si risveglierà in una camera d’albergo nei pressi di Central Park ai giorni nostri e senza ricordare nulla sulla sua identità. A discapito dei suoi quasi cento anni, Carnby ha l’aspetto di un trentenne, tuttavia, questo “dettaglio” è subito oscurato dalla catena di eventi innescatesi in quella “dannata” notte: creature inumane stanno decimando la popolazione mentre New York sembra sprofondare all’interno di enormi voragini apertesi nel terreno dal nulla.
Senza scendere troppo nei dettagli, evitando fastidiosi spoiler, ricordiamo come ben presto si scoprirà che la città è stata edificata sopra “qualcosa di malvagio” e quel “qualcosa” sta per ritornare, solo Carnby può impedirlo.

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IL GAMEPLAY – Un po’ prima e un po’ terza persona ma lo stesso non convince…
Come riportato sopra, “Alone in the dark: inferno” è un gioco d’azione giocabile sia in prima che in terza persona. Già in questo primo aspetto la versione per PS3 può vantare una miglioria: si tratta della visuale in terza persona, orientabile nella versione per Xbox solo a 180 gradi, passata ora ai 360 gradi che hanno reso la gestione della telecamera libera e finalmente giocabile.
La tipologia delle missioni in cui saremo coinvolti si distingue per una discreta varietà. All’inizio dovremo abbandonare l’albergo nel quale ci risveglieremo iniziando ad esplorare l’ambiente ed a interagire con gli oggetti per domare le fiamme e proseguire nello scenario. Dopodiché saremo impegnanti in diverse sequenze platform, durante le quali utilizzeremo spesso dei cavi elettrici per scalare le pareti. Ci saranno anche delle sequenze “shooter” in cui sparare ai “mostri” dell’altromondo: se da un lato le armi da fuoco deludono per la loro pochezza dall’altro il titolo dà il meglio di sé grazie alla possibilità di combinare varie oggetti da utilizzare per la difesa e l’offesa (come molotov, proiettili incendiari e altri). Non dimentichiamo le sequenze sui mezzi (vari macchine e un muletto per lo spostamento di casse) migliorate nella versione per PS3 grazie ad una più reattiva risposta ai comandi ed una fisica più realistica. Ultimo appunto sulla varietà dell’azione di gioco è rivolto ai mini-giochi, come collegare i fili per avviare una vettura senza chiavi o per togliere e rimettere la corrente in un generatore elettrico, e i puzzle, spesso davvero ardui da comprendere, tipici della saga.
Originale è la gestione dell’inventario: con la pressione del tasto direzionale “giù” del d-pad vedremo Edward aprire la giacca e, con una visuale dall’alto, mostrare tutte le tasche riempibili con gli oggetti sparsi nello scenario. Tuttavia, spiace che durante la consultazione dell’inventario il gioco non vada in pausa con i nemici che non smetteranno di colpirci mentre saremo indaffarati a rendere i proiettili incendiari o a costruire qualunque altra cosa.   
La versione per PS3 si caratterizza anche per una maggiore facilità: non solo le indicazioni e il tutorial sono più frequenti ma anche i checkpoint sono più ravvicinati, quest’ultimo dato si apprezza nell’impegnativa sequenza in macchina nella 59esima strada.
L’IA è spesso carente: i nostri avversari potrebbero non attaccarci se ci posizionassimo in aree sopraelevate, anche se di facile accesso, o, altre volte, si incantano, quasi imbalsamati, dinanzi a noi prestandosi a un facile bersaglio. Tuttavia, questi comportamenti inspiegabili non rendo l’avventura una passeggiata visto che i nostri avversari potranno essere abbattuti solo se colpiti in punti specifici con oggetti infuocati. Si ha, quindi, l’impressione che l’IA altalenante voglia controbilanciare la difficoltà dovuta alla presenza di nemici così coriacei.
L’interattività non è nulla di memorabile: solo poche e specifiche parti dello scenario reagiscono alle nostre azioni. L’esplorazione non è mai una prerogativa del gioco tranne nelle ultime due sequenze in cui potremo girovagare per Central Park alla ricerca delle “radici del male”.
Il bilancio finale sul gameplay, nonostante i numerosi ritocchi apportati dalla Eden Studios dopo le critiche alla versione per Xbox360, non è del tutto positivo: ci sono stati dei miglioramenti ma l’artificiosità dei controlli non consentono una giocabilità elevatissima.
 
IL COMPARTO GRAFICO E SONORO – Controverso
Il bilancio sul comparto grafico è controverso. Infatti, se da un lato è possibile apprezzare l’altissima mole di dettagli con cui sono resi i protagonisti dall’altro si rimane basiti dinnanzi alla resa grossolana delle location con numerose parti dello scenario, sostanzialmente statico, quasi solo abbozzate. Lo stesso “limite” affligge le cutscene: durante l’evoluzione della trama si alterneranno scene filmate di resa scadente, specie per lo sfondo, a scena di altissima qualità al limite del fotorealismo. Al di là di questo fastidioso problema, i vari mesi in più di sviluppo, ci hanno consegnato una versione per PS3 con diverse migliorie grafiche. Tali migliorie sono riscontrabili nella minor alternanza fra sequenze di ottima fattura e sequenze scadenti a favore di un risultato finale più omogeneo.
Un elemento apprezzabile è la configurazione del plot narrativo come un film. Non solo i vari capitoli di gioco sono divisi in episodi e sequenze (con la possibilità di mandare avanti, come nei nostri lettori dvd, una sequenza che non ci và di giocare o che reputiamo troppo difficile) ma, anche, in fase di caricamento avremo un riassunto preceduto dall’indicativa frase “…nei precedenti episodi di Alone in the dark…”.
Probabilmente, il traguardo maggiore raggiunto dal comparto grafico è il character desing: Edward, Sarah e gli altri interpreti di questa avventura possono vantare un dettagliatissimo ed esclusivo stile di vestiario, utile per inquadrare il personaggio, ed una variegata gamma di espressioni facciali grazie all’elevato livello di dettagli fisiognomici.
Il comparto audio si dimostra più regolare negli esiti: l’effettistica, relativa agli oggetti e all’interazione con lo scenario, è del tutto normale mentre la colonna sonora è molto riuscita grazie ad un campionario di cori e canti inquadrati in un particolare stile musicale capace di tenere sempre alta la tensione. Si ricorda il doppiaggio, interamente in italiano, di ottima fattura sia per la scelta delle voci sia per sincronizzazione con la controparte virtuale.   
 
LONGEVITA’ E MULTIPLAYER – Piccoli enigmi richiedono tanto tempo
Il numero di ore in cui saremo impegnati per condurre Edward “sulla via della luce” varia, anche notevolmente, a seconda della nostra capacità di capire in che modo risolvere i vari enigmi che il gioco ci proporrà di volta in volta. Se si volesse abbozzare la longevità di “Alone in the dark: inferno”, 12-15 ore sono una stima più che realistica. Il titolo non offre molti stimoli alla rigiocabilità e, se proprio non si è fan della saga, una volta finito pochi lo riprenderanno.
Il gioco non presenta una modalità multiplayer on-line.
 
CONCLUSIONI – Avviso per i fan
Sebbene la versione per PS3 di “Alone in the dark” possa vantare diverse migliorie (gestione libera della telecamera in terza persona, una inedita sequenza d’azione, un calibrazione più accorta dei comandi, una fisica più realistica e una difficoltà generale più contenuta) rispetto alla versione per Xbox360, uscita cinque mesi prima e bombardata di critiche da parte degli utenti, il risultato finale è solo un prodotto medio: che appassionerà i fan per via delle atmosfere tipiche della saga ma potrebbe lasciare indifferenti la maggior parte dei videogiocatori. Spiace, in quanto uno sviluppo più accorto del gameplay, volto a eliminare l’artificiosità dei comandi, avrebbe potuto rendere il titolo appetibile ad una più ampia fetta di pubblico.

 

Pro:
– Un gioco discreto
– Bella trama
 
Contro:
– Comandi calibrati male
– Alcune sequenze frustanti

 

GIUDIZIO
Grafica 8
Sonoro 8,5
Gameplay 6
Trama 8
Longevità 7,5
Rigiocabilità 5,5
TOTALE 7,3

 

 

Autore: enea83

 

Questa recensione è stata fatta esclusivamente per PS3ita!

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